Re: allora butto tutto? (Pensare al futuro e prendere decisioni da pecora nera)
Mi ha scritto un amico. Mi ha detto di essersi sbagliato: “no, non è questa la mia strada”. “Caxxo, tutto tempo perso”. Mi ha fatto pensare al fatto che alcuni hanno tutte le risposte. Altri no.
Mi ha scritto un amico. Mi ha detto di essersi sbagliato: “no, non è questa la mia strada”.
“Cazzo, tutto tempo perso”.
Mi ha fatto pensare al fatto che alcuni hanno le risposte sempre in tasca e non ci guardano mai per vedere se sono (ancora) quelle giuste. E altri invece in tasca hanno solo domande.
Persone sicure vs pecore nere
Alcune persone a cinque anni sanno già cosa faranno della loro vita.
Alcuni dei più grandi artisti di sempre, ad esempio, già a cinque anni avevano scelto la propria strada.
Lo stesso si può dire per gli sportivi.
Ma anche per molte persone “comuni”: chi vuole fare il medico, e poi lo fa.
E, soprattutto, non ci pensa più, non si guarda indietro, non si chiede “e se invece…”
Poi però c’è una larga fetta della popolazione umana che a cinque anni gioca con i lego e basta. Ci pensa.
Anche intorno ai 30, 40 o 50 anni e ancora non sa bene quale direzione scegliere.
Io mi sento tra questi.
Ma c’è una buona notizia: essere una pecora nera va bene.
Pecore nere cioè umani
Todd Rose, direttore del programma “Mind, Brain and Education” di Harvard, assieme al neuroscienziato computazionale Ogi Ogas ha speso anni per studiare queste persone, quelli che a prima vista potrebbero definirsi “gli indecisi”.
Ha chiamato la sua ricerca “Progetto pecora nera”. E trovato un paio di cose interessanti.
Le pecore nere non sono persone che sbagliano strada o prendono strada cattive. Sono semplicemente persone che arrivano dove devono (e vogliono) arrivare tramite percorsi tortuosi, non lineari.
Cercano costantemente quella che si può definire la match quality.
“Non capitava che si guardassero intorno e dicessero: ‘Sto per rimanere indietro, gli altri hanno iniziato prima, sono più avanti di me anche se sono più giovani’”, dice Ogas.
Cercano la match qualità nel momento e nel contesto. Non cercando di massimizzare i ritorni futuri ma si chiedono: “Quale è il match migliore in questo preciso istante?”
Si danno il permesso di cambiare: Magari nel giro di un anno cambierò perché avrò trovato qualcosa di meglio’”.
Rifiutano quello che si può definire “accordo di standardizzazione” la nozione culturale secondo la quale, per assicurarsi la stabilità, è razionale rinunciare a un percorso tortuoso di auto-esplorazione in cambio di un obiettivo ben definito e di un vantaggio iniziale.
Sanno e accettano di essere “lavori in corso”. Di avere “un’autobiografia in continua evoluzione.”
Prova e impara
Ciò che soprattutto fa la differenza è che procedono in maniera diversa da come procede il mondo e da come molti insistono debba andare.
Il metodo convenzionale è quello che si può definire “pianifica e implementa”. Ovvero: fai una scelta, non cambiare scelta, migliora progressivamente.
Nessuna deviazione.
Le pecore nere seguono un metodo diverso: “prova e impara”, “capisci e scegli”.
Alla base vi è la consapevolezza di non avere le idee chiare ma anche di essere lavori in corso e di poter cambiare idea lungo la strada.
Molti credono sia qualcosa di mediocre ma in realtà è così che anche i più grandi hanno sempre pensato e operato.
David Epstein che in “Range” affronta proprio questo tema (e al quale devo i concetti espressi sopra) racconta: “Si dice ad esempio che lo Michelangelo fosse in grado di vedere una figura nascosta in un blocco di marmo prima ancora di toccarlo, e che si limitasse poi a togliere la pietra in eccesso per liberarla. È un’immagine splendida, ma è falsa. Lo storico dell’arte William Wallace ha dimostrato che Michelangelo in realtà era un simbolo del “prova e impara”. I suoi piani cambiavano in continuazione mentre andava avanti con una scultura. Lasciò incompiuti tre quinti dei suoi lavori, passando ogni volta a qualcosa che gli sembrava più promettente.”
Un modo efficace e gentile per pensare al futuro
Se hai un percorso e un approccio di tipo tradizionale, pensare al futuro non è poi così difficile: devi fare meglio ciò che stai facendo, raggiungere obiettivi più importanti. Molte volte per avere di più devi fare di più.
Se sei una pecora nera, beh è diverso… non cerchi qualcosa di più (in senso quantitativo). Cerchi qualcosa di migliore. Di diverso.
Essere una pecora nera non è per niente facile.
Essere una pecora nera in un momento di transizione o di difficoltà, fa schifo.
Il mio consiglio è quello di non combattersi.
Accettarsi. E pensare e agire come agirebbe una vera “pecora nera”. In altre parole: il problema è la soluzione.
Accettare e adottare una filosofia del “prova e impara” significa innanzitutto cambiare il nostro concetto di cambiamento e di futuro.
Quando infatti pensiamo al futuro, e quando pensiamo a un futuro diverso e migliore, il rischio è quello di pensare che tutto, per essere migliore, debba essere diverso. Una delle parole più di moda in questi anni, non a caso, è reinventarsi. Che superficialmente suona bene, ma equivale spesso a dire e dirsi che tutto ciò che abbiamo fatto non è servito a nulla.
Un modo più efficace e più gentile è quello proposto da Roman Tschäppeler e Mikael Krogerus in “Piccolo Manuale delle decisioni strategiche” e propongono come “modello Making-off”:
La domanda fondamentale non è “Come dipingo il mio futuro?”, ma diventa “Come faccio a creare un collegamento significativo tra il mio passato e il futuro?”.
Qui tutto ciò che abbiamo fatto non è più “inutile” ma viene passato al vaglio di ciò che per noi è importante e che, in questo momento, ci sentiamo di tenere.
In un percorso lineare, tutto ciò che non ci ha portato da A a B è da scartare.
In un percorso tortuoso, da pecora nera, non è detto.
Un esercizio semplice e potente per iniziare
Fare una lista del nostro passato, annotare tutto ciò che è successo, che abbiamo fatto, chi e cosa abbiamo incontrato.
Poi chiedersi, in maniera onesta: cosa butto, cosa porto? Cosa mi avvicina e cosa mi allontana al futuro che vorrei dipingere?
Implicazioni pratiche per freelance (e pecore nere)
Ragionare per Stack
In un processo lineare avanzi in base a una competenza che padroneggi alla perfezione. Vai avanti in base all’eccellenza in un campo o in una determinata attività.
Da pecora nera è più utile ragionare per Stack di talenti.
Questo è un concetto proposto da Scott Adams, creatore del fumetto Dilbert . È l'idea che puoi combinare abilità normali per creare qualcosa di straordinario.
“Chiunque può sviluppare uno stack di talenti prezioso. Basta capire quali talenti (o esperienza) stanno bene insieme”. Scott Adams
KYLE KOWALSKI lo ha illustrato così (e mi sembrava inutile rifarlo daccapo)
Tornando all’esercizio di prima.
Probabilmente sono emerse due o tre o più abilità e competenze o esperienze che vuoi comunque portare nel tuo futuro e che combinate possono essere un vantaggio.
Fare manutenzione dei propri Obiettivi
Ogni scelta sul nostro futuro può semplificarsi in due domande:
Cosa ti trattiene?
Cosa ti attrae?
Una revisione onesta ci aiuta a liberarci da eventuali zavorre e da problemi a cui cerchiamo inutilmente risposta.
Partire dai migliori clienti e dai migliori lavori
Questo è un concetto tipico del Business Design.
Per clienti intendiamo davvero clienti (potenzialmente reali):
Chi ha un problema
Chi sa di avere un problema
Chi cerca attivamente una soluzione
Chi ha le risorse (soldi) per pagare una soluzione (cioè per pagarti)
In questo caso però aggiungiamo un’altra discriminante: con chi ti senti felice di lavorare?
Nell’esercizio di prima, “sensazioni” sta proprio a indagare questo aspetto.
Cosa non fai
Alla fine credo si potranno avere le idee più chiare sul futuro che vogliamo “dipingere”.
Ma anche su ciò che non vogliamo affatto.
Cosa non fai è importante quanto cosa fai.
Cosa non fai ha un perché, di pari dignità e forza di ciò che fai.
Molte persone sono speciali per cosa non fanno.
Cosa non fai rende prezioso cosa fai.
Rende il nostro lavoro più genuino, prezioso, buono. Ci connette al nostro lavoro. Ci connette alle persone. Ci connette, ci avvicina, al futuro che vogliamo dipingere.
Anche se ci arriveremo più lentamente, passando per strade tortuose.
Da pecora nera.
É roba da umani non avere sempre tutte le risposte. E, forse, anche ciò che rende così entusiasmante il viaggio.
About me
Penso, scrivo e lavoro dalla Sicilia. In un piccolo paesino tra montagna e mare insieme alla mia compagna, i miei tre figli e cinque cani.
In passato sono stato un ghostwriter, un oste, un addestratore cani, un consulente strategico per persone straordinarie e diverse aziende globali.
Piango ancora se penso che Baggio non gioca più. Mi irritano quelli che sanno tutto, i caroselli e i sondaggi su LinkedIn, le ricette facili per il successo e le definizioni stereotipate del successo. Per come la vedo io, su questa terra, siamo tutti qui a cercare ancora di capirci qualcosa.
La missione oggi è aiutare persone come me a creare, vivere e raccontare modelli di business rilevanti per il mercato ma che non debbano in cambio sacrificare i nostri valori e la nostra vita.
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